LA SCUOLA ITALIANA: INCLUSIVA O ESCLUDENTE?
La scuola italiana tra decurtazioni e riforma Gelmini si trova a un livello di povertà che non aveva mai conosciuto; Il concetto d’inclusione che ieri i media hanno sventolato ai quattro venti crolla di fronte all'assenza per un disabile su due d’insegnanti di sostegno.
Gli AEC (assistenti educativi culturali) che dovrebbero aiutare l'inserimento sociale e l'autonomia del minore sono da anni precarizzati, tra contrattini e partite iva, e non danno continuità agli assistiti.
Siamo uno dei pochi paesi in Europa in cui la figura dello psicologo non è obbligatoria nelle scuole.
Abbiamo il corpo docente più vecchio d'Europa e quando gli attuali insegnanti "giovani e motivati" entreranno di ruolo dopo anni di precarietà saranno demotivati e non aggiornati come gli attuali.
Non abbiamo corsi di alfabetizzazione per stranieri.
Non abbiamo supporti informativi adeguati e moderni.
Per i tantissimi DSA (disturbi specifici dell'attenzione) non ci sono figure di riferimento: le famiglie sono abbandonate a se stesse nel complicato percorso tra diagnosi e insegnanti, per cui siamo tra i pochi che vergognosamente giudicano e bocciano ragazzi a cui sono stati riconosciuti problemi oggettivi.
L'unica "risposta inclusiva" della scuola italiana è l'elaborazione di un pdp (piano educativo individualizzato) o il riconoscimento di BES (bisogni educativi speciali), cioè un foglio a crocette dove gli insegnanti segnano gli ausili didattici che concedono ai ragazzi in difficoltà: calcolatrice, mappe, dizionari...
Oltre la metà degli edifici scolastici italiani non avrebbero l’agibilità, ma siamo l'unico stato europeo che finanzia le scuole private.
La scuola italiana più che inclusiva è ESCLUSIVA, perché' è impietoso e immorale come stia escludendo sistematicamente i più deboli, chiedete agli studenti, chiedete agli insegnanti, chiedete ai collaboratori.